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Violenza domestica: riconoscerla è il primo passo per uscirne

La violenza domestica rappresenta una delle violazioni più gravi e diffuse dei diritti fondamentali della persona. Non riguarda solo episodi di aggressione fisica, ma include un insieme di comportamenti abusanti che mirano a controllare, umiliare o isolare la vittima. Riconoscerla è il primo passo per interrompere il ciclo di violenza e per attivare la tutela prevista dalla legge.

Che cos’è la violenza domestica

Con il termine violenza domestica si intendono tutti gli atti di violenza fisica, psicologica, sessuale, economica o verbale che si verificano all’interno di una relazione familiare o affettiva. Può essere agita da un partner, da un ex partner, da un genitore o da qualsiasi altro familiare convivente o non convivente.

È un fenomeno trasversale, che può colpire chiunque, indipendentemente dal livello culturale o socioeconomico. Si manifesta spesso in modo graduale, attraverso atteggiamenti di controllo, denigrazione, isolamento, per poi evolvere in episodi sempre più gravi.

Le diverse forme di violenza

  • Fisica: percosse, spintoni, minacce, uso di oggetti o armi, lesioni.
  • Psicologica: umiliazioni, insulti, intimidazioni, isolamento, controllo delle relazioni o dei social.
  • Economica: negazione del denaro, controllo esclusivo delle risorse familiari, impedimento a lavorare o a gestire i propri beni.
  • Sessuale: atti o rapporti imposti contro la volontà della vittima, anche all’interno del matrimonio.
  • Digitale: diffusione di immagini intime senza consenso (revenge porn), controllo ossessivo dei dispositivi e dei social media.
  • Assistita: quando i figli assistono, direttamente o indirettamente, agli episodi di violenza, con gravi conseguenze sul loro equilibrio emotivo e sviluppo psicologico.

Cosa prevede la legge

In Italia la violenza domestica è riconosciuta e punita come reato. Le principali norme di riferimento sono:

Art. 572 c.p. – Maltrattamenti contro familiari o conviventi

Punisce con la reclusione da tre a sette anni chi maltratta una persona della famiglia o convivente. La pena è aumentata se il fatto è commesso in presenza di minori, contro donne in gravidanza o persone con disabilità, o con l’uso di armi.

Art. 612-bis c.p. – Atti persecutori (stalking)

Punisce chi, con condotte reiterate, minaccia o molesta qualcuno causando un grave stato di ansia o paura. La pena è aumentata se commesso dal coniuge, anche separato, o dall’ex partner. Questa fattispecie è particolarmente rilevante quando la violenza continua anche dopo la separazione.

Artt. 609-bis e ss. c.p. – Violenza sessuale

Punisce con la reclusione da sei a dodici anni chiunque costringe qualcuno a compiere o subire atti sessuali. È reato anche all’interno del matrimonio o di una relazione stabile.

Art. 612-ter c.p. – Revenge porn

Punisce chi diffonde immagini o video intimi senza consenso. La pena è aumentata se commesso dal coniuge o dall’ex partner.

La Legge n. 69/2019 – “Codice Rosso”

Dal 2019 è in vigore il Codice Rosso, che ha introdotto una procedura accelerata per i reati di violenza domestica e di genere. Il pubblico ministero deve sentire la persona offesa entro tre giorni dalla denuncia, garantendo tutela rapida e protezione immediata.

Il Codice Rosso ha inoltre inasprito le pene, introdotto nuove fattispecie di reato e rafforzato le misure di protezione per le vittime.

Il ciclo della violenza

La violenza domestica segue spesso un ciclo ricorrente che rende difficile per la vittima riconoscere la situazione:

  1. Tensione crescente: il maltrattante diventa irritabile, critico, controllante.
  2. Esplosione violenta: si verifica l’episodio acuto di violenza.
  3. “Luna di miele”: il maltrattante si scusa, promette di cambiare, si mostra affettuoso.
  4. Apparente calma: la relazione sembra normale, ma la tensione ricomincia ad accumularsi.

Questo schema crea confusione nella vittima, che tende a giustificare il partner e a sperare nel cambiamento.

Come riconoscere i segnali

  • Controllo continuo del telefono, dei movimenti, delle frequentazioni.
  • Isolamento progressivo da amici e familiari.
  • Umiliazioni o svalutazioni costanti, anche in pubblico.
  • Dipendenza economica forzata.
  • Paura di contraddire o “provocare” il partner.
  • Giustificazioni continue del comportamento violento (“è stressato”, “è colpa mia”).
  • Senso di colpa o vergogna che impedisce di parlarne.

Le misure di protezione disponibili

Ordini di protezione civili

Il giudice può ordinare al maltrattante di cessare le condotte violente, allontanarlo dalla casa familiare e vietargli di avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla vittima (lavoro, scuola dei figli, ecc.).

Misure cautelari penali

Nel procedimento penale, il giudice può disporre:

  • Allontanamento dalla casa familiare
  • Divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima
  • Divieto di comunicazione con qualsiasi mezzo
  • Controllo tramite braccialetto elettronico

La violazione di queste misure costituisce reato autonomo.

Allontanamento d’urgenza

Le forze dell’ordine possono disporre l’allontanamento immediato del maltrattante anche prima dell’intervento del giudice, quando c’è grave e attuale pericolo per la vittima.

Gratuito patrocinio

Le vittime di violenza domestica possono accedere all’assistenza legale gratuita indipendentemente dal reddito.

Conclusione

La violenza domestica non è mai un conflitto tra pari: è un abuso di potere. Non è mai colpa della vittima. Chiedere aiuto non è un segno di debolezza, ma un atto di coraggio e il primo passo verso la libertà e la ricostruzione della propria vita.

Riconoscere la violenza, comprendere che esistono strumenti di tutela efficaci e sapere che la legge è dalla parte della vittima sono elementi fondamentali per interrompere il ciclo di sopraffazione e riconquistare la propria dignità e sicurezza.

📞 Se vivi una situazione di violenza o conosci qualcuno che la subisce, chiama il 1522 – numero gratuito attivo 24 ore su 24.
⚖️ Rivolgiti a un centro antiviolenza o a un avvocato specializzato.
La legge ti tutela. Il silenzio, no.