“David Rossi l’ho ucciso io”. Il killer delle escort De Pau si autoaccusa: un intreccio tra mafia e femminicidi (tutto da verificare)

Una prostituta uccisa tre giorni prima della morte del responsabile della comunicazione di Mps, nel 2013, il responsabile che ritratta e un verbale ‘dimenticato’ del 2019. Una strana successione di eventi che secondo gli avvocati della famiglia Rossi deve portare a nuove indagini.

Per Repubblica, di Andrea Ossino

Prima il verbale in cui Giandavide De Pau afferma di aver ucciso David Rossi, poi quello che viene definito come un “intreccio di mafia, sangue e femminicidi ai danni di escort”. C’è una linea che collega la morte del responsabile della comunicazione del Monte dei Paschi di Siena al triplice femminicidio avvenuto a Roma nove anni dopo.

La pista del femminicidio tre giorni prima

E l’avvocato Carmelo Miceli, legale della famiglia Rossi la spiega così: “De Pau è un soggetto imputato come sex offender. Non è un mistero che tre giorni prima dello strano volo di David Rossi dalle finestre del Monte dei Paschi di Siena sia stata uccisa una escort e che la persona condannata per quel delitto in più occasioni ha affermato di aver omesso dei particolari, che non era da solo, e che è l’omicidio della donna sarebbe collegato a quello di David Rossi”.

È tutta qui, in questa ricostruzione, la relazione che unirebbe i due fatti. Due verbali, una testimonianza e una serie di eventi messi in serie raccontano la storia di un’interconnessione tra i due episodi. Un legame suggestivo, sottile, ma non così tanto da essere tralasciato. Per questo motivo adesso l’avvocato Miceli promette di bussare alla porta della procura di Siena: “Chiederemo di acquisire atti e capire cosa intendono fare i magistrati dopo queste novità”, dice.

De Pau: “Ho ucciso David Rossi”

Per capire questa storia occorre partire dalla fine. Dal processo che inizierà domani e che riguarda il triplice femminicidio commesso il 17 novembre 2022 da Giandavide De Pau, l’ex autista del boss Michele Senese che da sempre ha mostrato il suo volto misogino aggredendo le donne, in particolar modo le escort.

Lo aveva fatto il 15 giugno, quando al civico 10 di via Fratelli Ruspoli aveva aggredito una ragazza brasiliana di 21 anni, costretta a scappare nuda in strada. E poi ancora quel giorno a Prati, quando ha ucciso Li YanrongYang Yun Xiu Martha Lucia Torres Castano.

Adesso, a ridosso del processo per questi ultimi fatti, l’avvocato della difesa, Alessandro De Federicis, per dimostrare le precarie condizioni psichiche del suo assistito ha chiesto di ascoltare due persone. Si tratta di un commissario della polizia di Stato e di un vice ispettore che “in qualità di ufficiali di polizia giudiziaria – si legge negli atti – acquisivano le spontanee dichiarazioni presso il carcere di Regina Coeli del De Pau in ordine al proprio coinvolgimento nell’omicidio David Rossi”.

In pratica De Pau, ascoltato il 22 maggio del 2019, in occasione di un’altra indagine, si è autoaccusato di quella morte sospetta avvenuta il 6 marzo del 2013 a Siena. Ha rincarato la dose anche quando è stato arrestato dopo il triplice femminicidio, dicendo di essere stato ascoltato per sei volte dalla polizia toscana. Una pazzia, secondo il suo avvocato. Un mistero che va chiarito, secondo i legali di David Rossi, che ricordano come un mese dopo De Pau fosse libero e si incontrasse con un pescecane del calibro di Massimo Carminati.

Il killer della escort di Siena: “Non ho fatto tutto da solo”

Ci sono alcune circostanze particolari. Il 3 marzo del 2013, tre giorni prima che il corpo di Rossi fosse trovato ai piedi del suo ufficio tra le vie del centro storico di Siena, c’era stato un altro delitto, quello di una escort, Lucelly Molina Camargo, avvenuto in via Vallerozzi, a 250 metri di distanza da dove è stato trovato David Rossi.

Per quel femminicidio c’è una persona che è stata condannata in via definitiva. Si chiama William Villanova Correa e ad un certo punto ha iniziato a parlare. Ha detto di non aver fatto tutto da solo e di aver partecipato a festini a luci rosse con colletti bianchi e che il delitto della donna sarebbe collegato con quello di Rossi.

“C’è anche la pista mafiosa”

Le dichiarazioni del killer di Siena non portarono a nulla. Per due volte il caso David Rossi è stato archiviato, e una terza indagine su eventuali omissioni viene rimpallata tra Genova e Siena. Nel frattempo la commissione parlamentare che si è tenuta nella scorsa legislatura è arrivata a due conclusioni: “Sulle lesioni rinvenute sul corpo, i medici hanno detto che non sono riconducibili alla caduta. Invece per quando riguarda l’indagine balistica il Ris e l’università La Sapienza hanno fatto una ricostruzione in 3D in cui si sostiene l’ipotesi suicidaria”.

L’intero incartamento è stato mandato alla procura di Siena, ma il procedimento non è stato riaperto. Gli avvocati tuttavia non si arrendono: “Abbiamo fondato motivo scientifico di ritenere che ricostruzione balistica operata dal Ris sia inattendibile”, dicono.

Tanto più adesso, quando hanno appena saputo che a Roma c’è l’ex autista di un boss che dice di aver ucciso David Rossi. “Emerge anche da altre indagini che la mafia potrebbe aver avuto un ruolo nell’omicidio Rossi”, spiega Miceli.

Da Siena a Roma, dove domani inizierà il processo in cui si capirà il perché delle affermazioni di De Pau. “Ad oggi non si conosce il contenuto del verbale ed è impossibile fare delle dichiarazioni – dicono gli avvocati che assistono i familiari di Martha Lucia Torres Castano – Non ci dimentichiamo che l’unico strumento per accertare l’incapacità di un imputato è la perizia. Valutiamo anche la storia criminale di questo soggetto che è di rilevante spessore e utilizza lo stesso modus operandi in tutti i procedimenti in cui è coinvolto – proseguono i penalisti Angela Russo Speranza ed Emilio Malaspina – non ricorda i fatti ma ricorda benissimo il contorno, se gli chiedono che tempo fa oggi risponde quanti anni ha, e ripete di continuo che tanto lui è pazzo”.

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